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Ciceria - terra di boschi e pascoli

Già dal detto popolare "Cicio no xe par barca" possiamo conoscere come, in una regione marittima, veniva percepito chi abitava nell'interno.

La Ciceria infatti si trova nell'Istria più interna, quella montana e fa parte dell'Istria bianca, carsica e sassosa, che la sovrasta e la chiude a nord-est.

Vincenzo Scussa, vissuto nell'Ottocento, in Storia cronografia di Trieste, si sofferma a parlare dei Cici e della Ciceria in uno dei capitoli conclusivi dell'opera. Quanto dice di questa popolazione risente dell'opinione che di essa si aveva tra le genti contermini, in genere opinioni non positive, forse perchè entrare nella Ciceria. per gli estranei, non era cosa nè facile nè ben vista. Di questo territorio egli ci fornisce una descrizione geografica e morfologica dandoci anche cenni sulle colture di sussistenza e sulle occupazioni cui erano dediti gli abitanti di cui descrive anche alcuni aspetti di vita.

Ripromettendomi di ritornare sull'argomento "Cici" quando avrò modo di soffermarmi su singole località, ora mi limito ad una descrizione essenziale, tale da dare, possibilmente, un idea del luogo.

La Cicoria vera e propria è compresa tra la strada Trieste-Fiume a nordest, il costone che sovrasta la Conca di Pinguente a sud-ovest e due linee trasversali che la separano ad ovest dall'Altipiano di San Servolo o Piedimonte del Taiano ed ad est dalla Liburnia, o meglio da queIIa regione montuosa che lo Scussa chiama Castellania e che si trova al di là deIla Iinea che va da Seppiane a Castel Lupogliano.

Così per raggiungere la Ciceria compresa nella Croazia, che è la parte principale e più interessante, occorre fare un lungo giro. I a raggiungiamo da Castel Lupogliano sulla Pinguente-Fiume e dai 400 metri di altitudine ci portiamo a quasi 700 per superare il costone oltre Semi.

Al di là si apre la valle di Lanischie. una valle chiusa, residuo di un antico bacino lacustre. Lanischie è quasi altineata con Begozza ad est e con Podgace, Prapocchie, Clenosciacco e Brest (Olmeto) ad ovest. Per portarci ad ovest però occorre prendere la strada in quota sul versante nord che per Racia, Raspo e Trestenicco ci porta al segmento della trasversale che ci permette sia di visitare Brest (Olmeto) e Slum (Silun Mont'Aquila) ad ovest che di passare per Danne oltre la catena principale e raggiungere Vodizze da cui si può andare ad ov est nella valle di Gelovizza ed a est a Mune e Seiane. I toponimi di Brest e Slum ricordano l'antica presenza dei Celti. Da qui il panorama su tutta l'Istria è stupendo! Lungo tutto il tragitto si alternano zone panoramiche, fitti boschi, pascoli. Sembra d'essere in un territorio assai lontano tanto e diverso da quello che ci è abituale.

Per il ritorno occorre rifare la strada o perseguire oltre Seiane fino alla Trieste-Fiume. Anche in passato questa è stata zona di confine, allora tra l'Impero e la Serenissima, ma il transito era ostacolato solo dalle difficoltà ambientali e dagli abitanti che mal sopportavano intrusioni. Nella Ciceria di spettanza veneta si trovava tutto il territorio di Lanischie, divenuta vicariato nel 1418 quando ottenne l'autonomia da Rozzo da cui precedentemente dipendeva fin dai tempi antichi tutto l'Altipiano di Raspo.

Lanischie e Brest nel 1872 contavano oltre tremila abitanti: Lanischie era parrocchia e Brest curazia da essa dipendente, ma ogni località aveva la sua chiesa filiale cui provvedevano i tre sacerdoti residenti nel capoluogo Oggi in questo territorio, che non ha risentito in modo diretto dell'esodo, ma delle sue conseguenze, troviamo appena trecentosessantaquattro abitanti cosi suddivisi nelle tre parrocchie: Brest settantanove, Lanischie duecentocinquantadue e Slum trentatrè.

Le attività principali dei Cici: produzione di carbon dolce da fornire assieme alla legna alle città di Trieste e Fiume, la pastorizia che d'inverno dava luogo alla transumanza verso l'Istria costiera ed il trasporto delle merci tra l'Istria e le zone interne, sono venute meno e la popolazione ha lasciato questi luoghi belli sì, ma inospitali specie nel lungo inverno battuto dalla bora, per spostarsi nelle città e nei luoghi dell'Istria spopolata dall'esodo dovuto alla pulizia etnica promossa dal regime di Tito.

Peregrinus

July 16, 2000
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